Imma Polese, il castello senza cerimonia

La situazione lavorativa è davvero drammatica. Sembra di vivere in guerra. Saremmo disonesti a dire il contrario. Soprattutto nel nostro settore: siamo i dimenticati d’Italia. Che ne sarà di noi?». Imma Polese – figlia del mai dimenticato Don Antonio Polese, reso celebre dalla serie tv Il Boss delle Cerimonie – e il suo compagno di vita Matteo, hanno spento i sogni dei giovani sposi e chiuso tutte le porte della “Sonrisa”, il Castello delle Cerimonie. «Oggi, ahimè, possiamo chiamarlo Il Castello delle non cerimonie, purtroppo. Abbiamo cancellato ogni evento. Questo 2020 è da dimenticare completamente, tra dolori, lutti e morte sociale», sospira la coppia che – dopo un lungo silenzio, dopo la scomparsa di nonna Rita, moglie del Boss e mamma di Imma, e dopo avere  superato il Covid che ha devastato e colpito tutta la loro famiglia, bambini compresi – scelgono “Chi” per raccontare il presente, immaginando e sperando in un nuovo futuro. Domanda. Quanti sono stati gli eventi e i matrimoni cancellati? Risposta. «Trecentocinquanta, forse quattrocento.

Ormai ho perso il conto della disfatta, tra matrimoni e cerimonie. Si rende conto? Quattrocento sogni spezzati e tutto quel lavoro tolto alla filiera. Poco prima di questa intervista abbiamo chiuso un contratto per un matrimonio: vuole sapere per quando è stato fissato?». D. Ce lo dica. R. «30 giugno 2022! Si rende conto? Abbiamo spostato gli eventi di quest’anno non al prossimo, ma a quello successivo. Nel 2021 siamo sicuri che riapriremo? E chi lo può sapere. Sarà il caos! E poi i clienti oggi si rapportano con due elementi fondamentali: la paura e l’assenza di denaro.

Noi vogliamo lavorare in santa pace, ma non ci si riesce, con l’incertezza politica e le normative che non sono state chiare fino al blocco totale dell’ultimo decreto. La confusione ha creato caos e panico. Per carità, la salute prima di ogni cosa, ma perché lo Stato non aiuta economicamente i settori che producono lavoro? Non solo noi, dimenticati, ma tutti! La frase “nessuno resta indietro”, non dev’essere solo uno slogan». D. Quando avete capito che sarebbe stata una catastrofe? R. «Piano piano: prima dell’ultimo decreto in una sala da mille metri entravano 150 persone, in totale sicurezza. E si riusciva, bene o male, a lavorare. Adesso siamo fermi completamente. E con noi dipendenti e fornitori.

Diciamo che l’ultimo decreto ci costringe a pensare negativo, non riusciamo a trovare speranza o sorrisi. Abbiamo avuto sempre numeri alti, davamo da lavorare a oltre cento persone. Quest’anno segniamo il punto zero». D. Da parte vostra è cambiato l’approccio con i clienti? R. «Noi continuiamo a parlare con la nostra cordialità e con tanto amore. Ma è difficile. I clienti stessi, come detto prima, sono i primi a essere confusi perché non sanno come muoversi.

Che il buon Dio ci aiuti nella salute e nel lavoro…». D. Vi è mai scappata una lacrima, durante una trattativa o una cerimonia annullata? R. «Sì, abbiamo raccolto non solo le lacrime delle spose, ma anche quelle delle bambine che non vedevano l’ora di festeggiare la comunione. Siamo in una valle di lacrime tutti noi, soprattutto quando senti le piccole che non possono far festa, private di ogni cosa, dalla scuola alla socialità. Chi ci restituirà tutto questo tempo?». D. E quest’estate il Covid ha colpito anche alcuni di voi… R. «Matteo, mio marito, è stato in ospedale. Tutta la nostra famiglia, compresi i bambini piccoli, lo ha preso. Per fortuna tra i dipendenti nessuno è stato contagiato. Ma la tragedia è stata un’altra…». D. Immagino parli della perdita di nonna Rita… R. «Proprio così. Stiamo malissimo senza la “Regina” della nostra cucina, ci coccolava tutti.

Guai a toccare gli anziani. Sono la storia, ci proteggono, sono una sicurezza, sono un valore aggiunto. Come ha potuto il governatore della Liguria Giovanni Toti pronunciarsi in quel modo, parlando degli anziani? Mia madre era la colonna portante per tutti noi, i miei nipoti ancora piangono. Lei era la nostra forza, quella che ci spingeva ad andare avanti. Perché i nonni con una sola parola sistemano tutto. Questa è la loro forza. Per me con la sua scomparsa è finito il mondo (piange, ndr)». D. Parliamo di altro. Per fortuna c’è la televisione? R. «Sì. Saremo su Real Time dal 20 novembre con le feste in famiglia al castello, girate prima del Decreto.

Su Food Network siamo in onda con un nuovo programma, In cucina con Imma e Matteo. Matteo inoltre sarà protagonista di Seconda Vita (a fine novembre su Real time, ndr) e racconterà l’inferno che ha vissuto durante il Covid. Non esagero: è stato un vero e proprio inferno». D. Come si riaccende il sorriso alla Sonrisa”? R. «Alla Sonrisa si entra con il sorriso e si esce con il sorriso, questo è stato il nostro motto per trentadue anni. Ora non più. La notte è un incubo: noi che eravamo abituati a musica, feste, luci e felicità, adesso abbiamo il buio e il silenzio. Il silenzio fa un rumore doloroso. Mi creda: non ce la facciamo più. Speriamo passi tutto in fretta…».

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